Oggi vi raccontiamo la storia di Lucia e Bea. Una storia di felicità e affinità.
“L’attimo che precede la felicità ha sempre un non so ché di misteriosa magia che aleggia nell’aria. Tu non riesci ancora a darle un nome, ma puoi respirarla, sentire che qualcosa di bello sta per dare alla tua vita tutto un altro significato.
Una sera di dicembre, di qualche anno fa, mia sorella mi mise tra le mani una scatola bianca, avvolta da un fiocco in velluto rosa, accompagnata da una pergamena scritta a mano, dal peso tutt’altro che soffice.
Aprendola, scoprì che quei 6,8 kg rappresentavano il peso specifico della felicità. La mia personale felicità.
Presi tra le mani quella palla di pelo tricolore, la strinsi a me senza ancora riuscire a proferire parola e dopo che, occhi negli occhi si svelava lentamente quel misterioso senso di appartenenza… beh da quel momento ebbero inizio i miei sorrisi più veri.
Bea è arrivata nella mia vita come un fuoco d’artificio, ribaltando orari, abitudini, sonno e veglia, riuscendo tuttavia a nutrire, giorno dopo giorno, anima, mente e corpo, di un’energia mai avvertita prima.
Non avevo letto alcun manuale d’istruzioni, su come accudire un cucciolo. Eppure, i mesi passavano ed io stavo imparando a prendermi cura di lei, finendo per scoprire poi, che era lei che mi insegnava “l’arte del prendersi cura” di qualcosa, di qualcuno, senza pretendere nulla in cambio. Io mi prendevo cura di lei e lei curava me. Mi guariva da tutto.
Sono trascorsi sette anni dal nostro primo incontro e tutte le sere, prima di andare a dormire, quando mi avvicino al suo divano (la Signora possiede il godimento esclusivo di ben due divani, in una sola casa) per darle la buonanotte e sussurrarle le più sdolcinate dichiarazioni d’affetto, sento rinnovarsi quella magia.
Non saprei raccontarlo questo legame speciale che ci unisce. Infatti, ci ho impiegato mesi se non anni, prima di provarci. Forse perché parlare di Lei per me è un po’ come parlare di cose a mio parere, immense, come il mare, l’Amore, la fede, che non sia solo quella al dito. Difficile, oltre che ambizioso. Probabilmente anche al di fuori delle mie possibilità o della mia volontà. Già, perché penso ci siano cose, come il mare, l’amore, la fede – come Bea per me – che non possono essere comprese se non con il proprio cuore. E allora scegli di affidarle al silenzio, perché nessuna parola possa inficiarne la loro grazia. L’ unica cosa che posso dire è che tutto ciò che so sull’amore… lo devo senz’altro a LEI.”